E adesso che si fa?

 

 

Appunto, e adesso che si fa?

Non c’è il due senza il tre! Parlai allora con un mio collega di lavoro, Dario Chicchiricchi, dopo che ebbi quell’inconveniente di volo a Pioss, anche lui pilota di parapendio ma, a differenza di me, di lunga data ed esperto. E’ stato tenerissimo! Mi ha parlato, consolato e praticamente preso per mano. Facemmo diversi voli assieme e, piano piano, la paura lasciò nuovamente il posto all’entusiasmo.

Sta di fatto però che, per un annetto buono, ogni volta che percepivo, durante il volo, anche solo un leggerissimo cambiamento di assetto od una minima perdita di quota (situazioni queste assolutamente normali, come prendere una buca od un avvallamento stradale in macchina) mi irrigidivo e mi spaventavo. Alzavo subito gli occhi per osservare se la vela avesse assunto anche una minima configurazione errata, una piccola chiusura. Sebbene in maniera minima, questo timore mi assilla ancora oggi.

Approfittai anche del fatto che tempo dopo, per cause non inerenti al volo, mi ruppi la mano destra. Dovetti quindi interrompere i miei voli reali per ritornare a quelli pindarici. Ne volli approfittare per seguire un corso da autodidatta di training autogeno, al fine di apprendere un maggiore rilassamento ed autocontrollo. Comprai in libreria un libro che trattava l’argomento e cominciai ad esercitarmi. Cavoli, funzionava!

Ritornai a volare, tempo dopo, più sereno e tranquillo, maggiormente consapevole dei rischi che questo tipo di volo comporta, sempre con tanta voglia di fare ma decisamente più riflessivo.

Capii che la cosa principale era quella di non seguire la massa. C’è chi, ad esempio, è attirato dalle gare, dal volo di cross ed invece chi, come me, ama la passeggiata in montagna ed un volo senza troppe pretese, che mi faccia divertire senza vivere situazioni al limite che, per mio carattere, mi possano fare disinnamorare del volo stesso.

 

Ebbi quindi poi molte altre personali soddisfazioni ma …