ESC alias 'E Sti Cazzi'

 

 

… ma nasceva comunque in me il desiderio di ‘cambiare aria’!

Mi spiego meglio. Non si trattava di cambiare l’aria presente nell’atmosfera (magari si potesse fare) oppure di cambiare luogo abitativo. Urgeva la necessità di farmi un volo in santa pace senza dovere per forza sempre sentire il chiacchiericcio infantile sul sito di volo.

Con il tempo, un problema lo avevo già risolto, non prendevo più la navetta ed andavo a piedi in decollo. Oltre che farmi una bella scarpinata, potevo andare al passo che volevo, fare le soste che volevo. Ma che palle quando arrivavo in cima. Generalmente mi facevano i complimenti in quanto me la facevo sempre a piedi (“Sei un puro!” mi dicevano alcuni), ma poi i discorsi ‘ad minchiam’ non me li toglieva nessuno.

Cominciai allora a cercare di andare a volare nei giorni in cui ci sarebbero state meno persone, ovvero nei giorni infrasettimanali. Solo che occorre, a questo mondo, anche lavorare, e quindi ricordo le corse che dovevo fare quando uscivo dal posto di lavoro. E poi doveva essere tarda primavera o estate altrimenti il buio sarebbe arrivato troppo presto. Dovevo raggiungere l’atterraggio, generalmente andavo a Pioss od a Val della Torre e, zaino in spalla, raggiungere senza perdere troppo tempo il decollo e lanciarmi. Bello certo, ma un tantino stressante anziché rilassante e divertente.

Ecco allora che maturai un’idea un tantino diversa.

E avere un motore sulle spalle che mi consentirebbe di decollare da un prato in pianura? Non sarebbe male, no? E’ vero, avrei rinunciato ad una di quelle cose che mi piace di più fare, la passeggiata in montagna ed il conseguente volo, ma tant’è. In montagna a camminare ci posso sempre andare, e per giunta anche quando il tempo non è proprio al meglio, tanto non avrei dovuto più volare.

 

Ne è passato di tempo, un’idea oltre che essere tale va anche maturata. Cominciai comunque ad interessarmi a questa nuova disciplina, ovvero il parapendio a motore.

Tramite il chiacchiericcio del decollo (finalmente per una volta utile), venni a sapere che un pilota, ESC, volava anche e soprattutto con il paramotore oltre che in volo libero.

Mi informai su chi fosse e … lo agganciai. Devo dire che ci trovammo subito in sintonia. Intanto anche lui detestava la ‘chiacchiera da decollo’ e ciò era sicuramente un buon inizio.

Mi innamorai del paramotore un pomeriggio che ESC mi invitò sul prato di atterraggio di Pioss. Tirò fuori dalla vettura, metà auto e metà furgone, un paramotore. Ma che figata! Ne avevo visti prima ma su riviste specializzate, mai dal vivo. Lo potei ‘toccare’ !!!

Occorre sapere che, per me, avere l’occasione di potere proprio toccare per la prima volta un oggetto che vola è un’emozione profonda, proprio come fa un bambino che scopre il mondo e che tocca ogni cosa gli capita a tiro.

Me lo ‘presentò’, mi spiegò a grandi linee il funzionamento, il motore, i meccanismi, il telaio, l’imbrago, l’elica.

Poi, come se nulla fosse, distese la vela, si agganciò all’imbrago, mise in moto e prese il volo. Fece qualche passaggio rasente al prato, riprese quota,… insomma giocava volando!

MINCHIA, ECCEZZZZZZZZZZZZZIONALEEEEEEEEEE!!!

 

Quando egli atterrò lo sommersi di domande, di curiosità. Rimise in quattro e quattr’otto tutto in macchina, ci salutammo e se ne andò. Mi resi conto che in paramotore era proprio bravo, quasi una piccola leggenda! Ed in effetti nel Piemonte occidentale era proprio cosi.

Ero sbigottito! Tra arrivare in campetto, tirare fuori l’attrezzatura, imbragarsi, decollare, atterrare e rimettere il tutto via, erano passati una quindicina di minuti, non troppo di più, volo escluso ovviamente.

Ma che versatilità di impiego! E poi si poteva fare un tipo di volo totalmente diverso. E’ vero, va apprezzato perché rispetto al volo libero è tutta un’altra storia. Pregi e difetti, ovvio, come tutte le cose.

Piano piano stringemmo una amicizia sincera. Avevamo anche la stessa passione della camminata in montagna e del volo come ‘ciliegina sulla torta’ e mi fece conoscere altri siti di decollo dei quali sapevo dell'esistenza solo per sentito dire.

Oltretutto, essendo un istruttore, facemmo anche diversi voli biposto, o ‘bipo’ in libero. Davvero bello ed emozionante.

Le risate che ci facevamo quando andavamo ad allenarci a decollare in tandem!

 

Una volta a Montoso, in bipo, entrammo in una specie di nube che poi nulla era se non condensa mattutina, ma sempre di nube si trattava. Mezzo panico perché in nube si perdono i riferimenti visivi e quindi, oltre ad avere un senso di vertigine, non ti rendi più conto della direzione che hai, cosa pericolosissima perché in caso di ritorno al pendio, ti andresti a spiaccicare al suolo come una frittella. Per quel minuto che fummo immersi nel bianco latte, ci orientammo mantenendo il sole sempre nella medesima posizione che esso aveva rispetto a noi prima di entrare nella nuvola. Quando poi uscimmo si aprì un baratro di circa mille metri sotto di noi, bellissimo! E ce la raccontavamo del più e del meno mentre volavamo tranquilli nella terza dimensione!