Maledetta primavera

 

 

Ma ... "che fretta c'era, maledetta primavera ..."
Infatti, che fretta c'era? Diciamo che è il titolo di una celebre canzone di Loretta Goggi.
Infatti la natura non ha proprio fretta e, diciamolo pure, gli agricoltori, sempre e comunque molto gentili e disponibili nel farmi decollare da un loro prato, ci mettono del loro.
Capita che, dopo un lungo e freddo inverno, quando ti puoi prendere la libertà di andare a volare all'ora che vuoi tanto non c'è praticamente mai turbolenza, i prati siano sempre belli tagliati dall'ultima sfalciatura che prende il nome di 'quartirolo' che viene eseguita in autunno inoltrato. L'unica seccatura, se cosi si può dire,  è che fa un freddo del diavolo ed in volo ancora di più.
Si è talmente vestiti che manco il norvegese Roald Amundsen lo era tanto quando andò alla scoperta del polo sud!
Personalmente mi trovo così impacciato nei movimenti da assomigliare ad un astronauta che cerca di muoversi nella sua ingombrante ma vitale tuta spaziale.
I mal di gola ed i raffreddori non si contano più perchè, cosi 'impacchettato', nelle manovre a terra finisci per sudare un casino e poi, quando decolli e prendi il volo, tutta quell'aria ghiacciata, complice anche la posizione completamente 'aperta' che devi assumere se voli in paramotore, ti fa raffreddare in un battito di ciglia.

Poi, quando voli ed hai il sole in faccia non vedi quasi niente perchè è talmente basso da penetrarti fino nell'angolo più profondo e nascosto della retina, la foschia si mette di impegno e va a finire che non vedi più una mazza e, se non hai un po' di quota, termini il tuo prodigioso volo abbracciato ad un albero o peggio ad un traliccio dell'alta tensione che neanche hai avuto l'onore di vedere.
Invece quando inverti la rotta per tornare indietro, hai la possibilità di congelarti pure il tanto amato 'surgelato Findus' dal freddo che ti attraversa tutto il corpo, dai piedi alla sommità della testa, facendo un giretto fino alla punta delle dita delle mani che, dopo poco tempo, cominci manco più a percepire.
Ma poi, chissenefrega!!!! Sei in volo e volare ricompensa qualsiasi disagio. E pensare comunque che quando Indeuord o Scorregio mi invitano a fare un volo sull'aereo, come minimo ti devi togliere la giacca a vento perchè poi nella carlinga arriva un calore equatoriale, misto a 'profumo' di motore, che un po' di nausea, confesso, mi fa sempre venire. Ma volare è volare e li non si discute! La nausea passa, il volo invece rimarrà scolpito nella mente per tutta la vita!

Ma torniamo alla primavera... Le giornate si fanno più lunghe, sempre più tiepide e calde, il cielo si riempie di uccellini vari che ti volano vicino cinguettando la loro felicità, che per altro la intendo come una personale presa per i fondelli in quanto loro sono, per natura, forniti di ali, ma io no e quindi devo ricorrere ad artifici che, ai loro occhi, mi fanno sembrare proprio un gran deficiente!

L'erba quindi si risveglia dal lungo ma provvidenziale letargo invernale e comincia, piano piano, a crescere. Ma fin qui, nessun problema, perchè fino a che rimane dell'altezza di una quindicina di centimetri, si può tranquillamente decollare senza problemi e senza correre il rischio che il contadino ti aspetti, a ragione, fino a quando atterri per aprirti il fondoschiena come una cozza.

Il dramma arriva quando comincia, inevitabilmente, a piovere e, con la pioggia, l'erba sembra avere un tourbillon di emozioni scomposte che, complice l'alternanza con il sole, sembra gli faccia avere una 'erezione' di vita, una dietro l'altra e, manca a dirlo, ti ritrovi il prato, tanto osannato, con una lunghezza erbosa di più di un metro e mezzo!

Gli agricoltori poi sembra quasi lo facciano apposta, perchè dopo il lungo e letargico inverno, cominciano a spargere sui prati ancora mezzi congelati, un corposo e generoso strato di letame che, per l'erba, ha lo stesso effetto del viagra!

Beh, me ne faccio una ragione, prendo la bicichetta e giro per le stradine di campagna alla ricerca di qualche terreno non coltivato che possa permettermi di decollare in sicurezza prima del tanto agoniato 'maggengo' ovvero la prima straordinaria e fruttifera tagliata che, a seconda del tempo, può avvenire verso la fine di maggio o inizio giugno.
SSIIIIIII!!!! Con somma sorpresa e gioia trovo un bell'appezzamento di prato incoltivato! Tutto attorno il terreno è seminato di granoturco o pannocchie, ma li c'è la salvezza, come un naufrago che vede la terra dopo settimane di eterno mare.

E la figata sapete ora qual'è? Che qualche giorno dopo carichi tutto in macchina, il cuore ti palpita come un ciclista al culmine di una salita, ma per l'emozione che provi nel pensare che di li a poco decollerai per infinite avventure. Arrivi nel punto in cui qualche giorno precedente avevi adocchiato il terreno incoltivato dove potere scaricare le tensioni e decollare e ...

... il contadino con il trattore ha appena girato ed arato il prato che, per me, era una pista di decollo ed atterraggio tanto improvvisata quanto 'benedetta'!

Noooooooooooooo, ma c***ooooooooooooooooooooooooo!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

 

Comunque c'è da osservare che quando giunge il periodo del maggengo, i prati vengono tagliati mica tutti assieme e nello stesso momento, ma a 'macchia di leopardo'. Questo consente, bene o male, di trovare quasi sempre un pratino che abbia le caratteristiche 'aeroportuali' giuste per potere effettuare un volo in santa pace!